A distanza di tanti anni, arriva la rivelazione da parte di Edinson Cavani riguardo al periodo del suo trasferimento in Serie A, al Napoli.
Uno degli attaccanti più amati, ricordati e osannati dai tifosi del Napoli è indubbiamente Edinson Cavani. L’attaccante uruguaiano, in procinto di prendere parte ai Mondiali di Qatar 2022 alla guida del Ct Alonso, ha raccontato di sé durante un’intervista concessa a ‘La Gazzetta dello Sport’, ripercorrendo la sua carriera e in particolare l’arrivo in azzurro ormai nel 2010.
“Un pezzo di cuore, sia per il passato che per il presente. Bautista e Lucas, i miei primi due figli di 9 e 11 anni, vivono lì, giocano a calcio e ovviamente tifano Napoli”, ha raccontato il centravanti, che oggi è un giocatore del Valencia agli ordini di mister Rino Gattuso, anche lui ex azzurro in panchina.
Tanti sono i ricordi che affollano la mente di Cavani quando si parla della squadra azzurra, ma in particolare rammenta un episodio con protagonista il patron Aurelio De Laurentiis: “Tutte le squadre in cui giochi ti lasciano qualcosa, ma Napoli ha un posto speciale nella mia memoria”.
“Sono una persona riservata, poco abituata ad esternare le mie emozioni. L’affetto ricevuto a Napoli dal primo momento mi ha emozionato e ha fatto scattare in me qualcosa di speciale”, racconta Cavani, il quale prosegue: “Appena giunto in città, fuori dall’hotel c’era tanta gente. Allo stadio fu incredibile. Il presidente De Laurentiis voleva che facessi un giro del campo per salutare, come fossi il Papa. Ma io non me la sentivo, non avevo giocato nemmeno un minuto. Non avevo fatto niente per quella gente che mi stava accogliendo in quel modo straordinario. Quelle facce, quell’affetto, quella partecipazione, quell’energia… fui travolto”.
Non è arrivato lo scudetto, ma quel Napoli vinse comunque una Coppa Italia e Cavani ricevette diversi riconoscimenti individuali: “Sentivo di dover ricambiare quell’affetto e diedi tutto me stesso per farlo. Perciò la vittoria della Coppa Italia dopo tanti anni senza un trofeo, contro quella Juventus fortissima, fu qualcosa di magico e indelebile. Forse non era un grandissimo trofeo, ma comunque giunto al termine di un cammino che percorremmo insieme alla città. La gioia fu totale”.
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